Antiromanismo militante
- Waldganger
- Località: Roma
Messaggio
Re: Antiromanismo militante
si ma non è possibile. So morto il 15 maggio e questo è l’eden.
Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk
Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk
Son finiti i giorni lieti, degli studi e degli amori, o compagni in alto i cuori e il passato salutiam.
- Cri72
- Località: Manziana
E ancora ce sta gente che dice che questa non è una stagione più che positiva
In cima ar monno c'è
la Lazio mia
la Lazio mia
- Kit Teller
- Località: ROMA
siamo quasi ai livelli del 1999-2000.
INSULTARE L'AVVERSARIO, INTIMIDIRE L'ARBITRO, OSANNARE I NOSTRI EROI : = SCUDETTO LAZIO
- ValerioFiori
- Località: Roma
Come se non bastasse, dice idea Sinisa per la panchina.
La famosa mossa per placare la piazza
La famosa mossa per placare la piazza
Il prossimo che dice una parola su Muriqi lo faccio volare. Il giocatore va incoraggiato
- mimmo
- Località: Roma
ma quel mensurati che aveva la pagina facebook piena di foto di bambini?
da Nonelaradio.it
I retroscena sul caso Roma
l'inchiesta di Repubblica rischia di far diventare la situazione giallorossa incandescente
BY FERDINANDO PENSIERO 30 MAGGIO 2019490
A Roma è scoppiato il caos. E non c’entrano i no di Antonio Conte e Gian Piero Gasperini questa volta. I contenuti di una mail interna alla società possono aiutare a capire bene il contesto e i retroscena del turbolento tra addio Daniele De Rossi e l’As Roma, scrivono Carlo Bonini e Marco Mensurati su La Repubblica. Da sottolineare che il presidente Pallotta ha smentito tutta questa versione, ma Repubblica la ribadisce.
Nel documento, datato 16 Dicembre 2018, un uomo di fiducia di James Pallotta racconta al suo presidente di come lo spogliatoio o almeno parte di esso chieda alla proprietà di far cadere tre teste: quella dell’allenatore Eusebio Di Francesco, quella del direttore sportivo Monchi, e quella di Francesco Totti.
Si citano, come fonti, i senatori Edin Dzeko, Kostas Manolas, Alexander Kolarov e Daniele De Rossi. Dall’inchiesta, Repubblica ha avuto accesso a fonti dirette e carteggi interni alla società, emerge uno spaccato inquietante che getta una nuova luce sui rapporti tra i due capitani e, soprattutto, documenta un grumo di ricatti e trame di spogliatoio che dice molto non solo della Roma e di Roma, ma anche del doppiofondo del calcio professionistico.Del peso politico dei club, degli appetiti che suscita, degli strumenti non ortodossi per conquistarlo. Del ruolo dei campioni e delle bandiere.
E’ una storia che comincia a metà agosto del 2018. L’estate è gonfia di attese. I conti della società sono a posto. Il fatturato ha toccato i 250 milioni di euro, patrimonio dei calciatori a libro supera i 200 milioni che di fatto raddoppiavano a valore di mercato. Sono stati rispettati i paletti del fair play finanziario. Sono state fatte cessioni dolorose: Alisson, Nainggolan, ma l’ultimo acquisto fatto, il campione del mondo Nzonzi viene accolto come un grande colpo. Non la pensa così De Rossi che ritiene quell’acquisto un avviso di sfratto e, come raccontano tre diverse fonti, chiede, anche attraverso il suo agente, la rescissione del contratto. Daniele in un momento di collera, avvisa la dirigenza: “Se non risolviamo la cosa vi faccio arrivare decimi”. Lo strappo viene ricucito. Ma quello scricchiolio è il prologo di quanto accadrà nell’arco di soli quattro mesi.
La prima parte della stagione è ricca di altri pessimi presagi. La Roma cade in casa del Bologna, subisce rimonte inspiegabili del Chievo all’Olimpico e del Cagliari alla Sardegna Arena. La tengo a galla la vittoria nel derby e la qualificazione agli ottavi di Champions. Ma qualcosa si è rotto tra l’allenatore e la squadra, tra la squadra e la società. La mattina del 16 dicembre Ed Lippie, preparatore atletico e uomo di massima fiducia di Jim Pallotta, che ha appena lasciato dopo tre anni la Roma per tornare a Boston, si sistema di fronte al suo pc. Ha delle cose importanti da scrivere, che il suo presidente deve sapere.
Lippie spiega a Pallotta di avere ancora occhi e orecchie dentro Trigoria. Le sue fonti — scrive — lo informano regolarmente con messaggi e telefonate. E quello che raccontano è sorprendente. Spiega che i quattro “senatori”, che cita — De Rossi, Kolarov, Dzeko e Manolas — ritengono il gioco di Di Francesco dissennato, dispendioso sul piano della corsa ma misero su quello della tattica. Lamentano l’indebolimento della squadra. Il tecnico – dicono da Roma – è in preda alla nevrosi dovuta al rammarico di aver accettato da Monchi un mercato inadatto al suo 4-3-3. Circondato da uno staff non all’altezza, vittima della sua stessa presunzione di riuscire ad “adattare” calciatori non compatibili col suo gioco.
Lippie scrive che Monchi a Trigoria è visto come il fumo negli occhi. Lo vivono come un narcisista che ha riempito la squadra di giocatori per i quali vincere o perdere è la stessa cosa.
Se le fonti dell’ex preparatore dicono il vero la squadra soffre la presenza di Totti nel suo nuovo ruolo di dirigente. Le percezioni negative che trasmette allo spogliatoio. E’ mal tollerato — così scrive Lippie — da coloro a cui ha consegnato il testimone e che pubblicamente non smettono di celebrarlo. Le fonti di Lippie chiedono che l’ex Capitano venga allontanato da Trigoria se necessario cacciando Di Francesco cui Totti è legatissimo. E sostituendolo con qualcuno che lo tenga lontano.
Monchi, Totti e l’intera struttura societaria, a partire dall’allora dg Mauro Baldissoni e dal media strategist Guido Fienga, vengono informati della mail. Monchi rassegna le dimissioni (che vengono respinte). Per Totti quel racconto è una ferita profonda. Occorre mettere mano dentro lo spogliatoio – dice alla società – e bisogna cominciare proprio dal medico e dal fisioterapista; le cose non potranno che andare peggio. In quel momento, però, la Roma si deve ancora giocare tutti i traguardi di stagione e Monchi e Di Francesco sconsigliano di aprire una crisi che terremoterebbe la squadra.
Si sceglie la via di sempre: metterci una pezza. E rimandare il redde rationem con senatori e whistleblowers. La società chiede a Monchi un piano b. La possibilità, se la situazione sportiva dovesse precipitare, di immaginare un nuovo allenatore. Monchi il piano b non lo ha. Anzi, rilancia: “Se va via Di Francesco vado via anch’io”. Pallotta e i suoi soci fanno la sola cosa nella loro disponibilità. Ridistribuiscono le deleghe e nominano ceo Guido Fienga un uomo con una lunga esperienza in finanza. A Baldissoni va la vice presidenza, per portare a casa il progetto vitale per la crescita del club: il nuovo stadio. La squadra intanto entra in un tunnel da cui non uscirà più. Subisce una rimonta con l’Atalanta, l’umiliazione dell’ennesimo 7-1, in Coppa Italia a Firenze, e perde male il derby. Di Francesco chiede alla società di essere mandato via se questo può risolvere quel conflitto sordo con lo spogliatoio che ormai è un segreto di Pulcinella. Ma gli ottavi di Champions sono vicini: la doppia sfida col Porto è l’ultima chiamata.
Ed Lippie svela quindi l’identità delle sue fonti. Sono il medico sociale Riccardo Del Vescovo e il fisioterapista Damiano Stefanini. Indica in particolare Del Vescovo come il più convinto che la Roma debba essere “detottizzata”. Pallotta trasecola. E con lui, i suoi soci, facoltosi signori che non amano mettere i loro soldi in un circo senza domatori. Venire o meno a patti con i senatori: è l’antico dilemma del calcio, a maggior ragione a Roma dove lo spogliatoio ha un filo diretto con la curva.
Dopo il ko di Champions vengono accompagnati alla porta, insieme a Di Francesco e Monchi anche Del Vescovo e Stefanini. Nessuno fuori da Trigoria si chiede il perché, ci si accontenta della versione ufficiale, quella che li vuole responsabili dei troppi infortuni. Lo spogliatoio il perché lo conosce. E prende le difese di Stefanini, cui De Rossi è legatissimo (è una delle tre persone che il capitano citerà nella sua lettera di addio). I senatori si convincono che la pulizia abbia un mandante, Francesco Totti. E tra lui e De Rossi scende un gelo che durerà fino alla fine. Fino a quell’ultimo fotogramma di domenica 26, con Totti sotto l’ombrello, le mani in tasca e una faccia che è una maschera di amarezza per quella festa triste di cui conosce il non detto.
I modi e i tempi dell’infelice addio tra De Rossi e la Roma si comprendono ora meglio. E si comprende ora meglio anche per quale motivo ci siano versioni opposte su chi abbia mancato di rispetto a chi. De Rossi lamenta che la società non abbia nemmeno voluto discutere di un rinnovo “a gettone”; la società sostiene che sia stato Daniele ad aver cambiato idea all’ultima curva. Quel che conta, ed è più interessante, è come quell’addio turbolento diventi narrazione, senso comune, utile a chi vede in questo psicodramma l’occasione decisiva per sottrarre agli americani il giocattolo.
Nonostante tutto vi riportiamo le smentite di Pallota che ha commentato dicendo “Tutte cazzate”
I retroscena sul caso Roma
l'inchiesta di Repubblica rischia di far diventare la situazione giallorossa incandescente
BY FERDINANDO PENSIERO 30 MAGGIO 2019490
A Roma è scoppiato il caos. E non c’entrano i no di Antonio Conte e Gian Piero Gasperini questa volta. I contenuti di una mail interna alla società possono aiutare a capire bene il contesto e i retroscena del turbolento tra addio Daniele De Rossi e l’As Roma, scrivono Carlo Bonini e Marco Mensurati su La Repubblica. Da sottolineare che il presidente Pallotta ha smentito tutta questa versione, ma Repubblica la ribadisce.
Nel documento, datato 16 Dicembre 2018, un uomo di fiducia di James Pallotta racconta al suo presidente di come lo spogliatoio o almeno parte di esso chieda alla proprietà di far cadere tre teste: quella dell’allenatore Eusebio Di Francesco, quella del direttore sportivo Monchi, e quella di Francesco Totti.
Si citano, come fonti, i senatori Edin Dzeko, Kostas Manolas, Alexander Kolarov e Daniele De Rossi. Dall’inchiesta, Repubblica ha avuto accesso a fonti dirette e carteggi interni alla società, emerge uno spaccato inquietante che getta una nuova luce sui rapporti tra i due capitani e, soprattutto, documenta un grumo di ricatti e trame di spogliatoio che dice molto non solo della Roma e di Roma, ma anche del doppiofondo del calcio professionistico.Del peso politico dei club, degli appetiti che suscita, degli strumenti non ortodossi per conquistarlo. Del ruolo dei campioni e delle bandiere.
E’ una storia che comincia a metà agosto del 2018. L’estate è gonfia di attese. I conti della società sono a posto. Il fatturato ha toccato i 250 milioni di euro, patrimonio dei calciatori a libro supera i 200 milioni che di fatto raddoppiavano a valore di mercato. Sono stati rispettati i paletti del fair play finanziario. Sono state fatte cessioni dolorose: Alisson, Nainggolan, ma l’ultimo acquisto fatto, il campione del mondo Nzonzi viene accolto come un grande colpo. Non la pensa così De Rossi che ritiene quell’acquisto un avviso di sfratto e, come raccontano tre diverse fonti, chiede, anche attraverso il suo agente, la rescissione del contratto. Daniele in un momento di collera, avvisa la dirigenza: “Se non risolviamo la cosa vi faccio arrivare decimi”. Lo strappo viene ricucito. Ma quello scricchiolio è il prologo di quanto accadrà nell’arco di soli quattro mesi.
La prima parte della stagione è ricca di altri pessimi presagi. La Roma cade in casa del Bologna, subisce rimonte inspiegabili del Chievo all’Olimpico e del Cagliari alla Sardegna Arena. La tengo a galla la vittoria nel derby e la qualificazione agli ottavi di Champions. Ma qualcosa si è rotto tra l’allenatore e la squadra, tra la squadra e la società. La mattina del 16 dicembre Ed Lippie, preparatore atletico e uomo di massima fiducia di Jim Pallotta, che ha appena lasciato dopo tre anni la Roma per tornare a Boston, si sistema di fronte al suo pc. Ha delle cose importanti da scrivere, che il suo presidente deve sapere.
Lippie spiega a Pallotta di avere ancora occhi e orecchie dentro Trigoria. Le sue fonti — scrive — lo informano regolarmente con messaggi e telefonate. E quello che raccontano è sorprendente. Spiega che i quattro “senatori”, che cita — De Rossi, Kolarov, Dzeko e Manolas — ritengono il gioco di Di Francesco dissennato, dispendioso sul piano della corsa ma misero su quello della tattica. Lamentano l’indebolimento della squadra. Il tecnico – dicono da Roma – è in preda alla nevrosi dovuta al rammarico di aver accettato da Monchi un mercato inadatto al suo 4-3-3. Circondato da uno staff non all’altezza, vittima della sua stessa presunzione di riuscire ad “adattare” calciatori non compatibili col suo gioco.
Lippie scrive che Monchi a Trigoria è visto come il fumo negli occhi. Lo vivono come un narcisista che ha riempito la squadra di giocatori per i quali vincere o perdere è la stessa cosa.
Se le fonti dell’ex preparatore dicono il vero la squadra soffre la presenza di Totti nel suo nuovo ruolo di dirigente. Le percezioni negative che trasmette allo spogliatoio. E’ mal tollerato — così scrive Lippie — da coloro a cui ha consegnato il testimone e che pubblicamente non smettono di celebrarlo. Le fonti di Lippie chiedono che l’ex Capitano venga allontanato da Trigoria se necessario cacciando Di Francesco cui Totti è legatissimo. E sostituendolo con qualcuno che lo tenga lontano.
Monchi, Totti e l’intera struttura societaria, a partire dall’allora dg Mauro Baldissoni e dal media strategist Guido Fienga, vengono informati della mail. Monchi rassegna le dimissioni (che vengono respinte). Per Totti quel racconto è una ferita profonda. Occorre mettere mano dentro lo spogliatoio – dice alla società – e bisogna cominciare proprio dal medico e dal fisioterapista; le cose non potranno che andare peggio. In quel momento, però, la Roma si deve ancora giocare tutti i traguardi di stagione e Monchi e Di Francesco sconsigliano di aprire una crisi che terremoterebbe la squadra.
Si sceglie la via di sempre: metterci una pezza. E rimandare il redde rationem con senatori e whistleblowers. La società chiede a Monchi un piano b. La possibilità, se la situazione sportiva dovesse precipitare, di immaginare un nuovo allenatore. Monchi il piano b non lo ha. Anzi, rilancia: “Se va via Di Francesco vado via anch’io”. Pallotta e i suoi soci fanno la sola cosa nella loro disponibilità. Ridistribuiscono le deleghe e nominano ceo Guido Fienga un uomo con una lunga esperienza in finanza. A Baldissoni va la vice presidenza, per portare a casa il progetto vitale per la crescita del club: il nuovo stadio. La squadra intanto entra in un tunnel da cui non uscirà più. Subisce una rimonta con l’Atalanta, l’umiliazione dell’ennesimo 7-1, in Coppa Italia a Firenze, e perde male il derby. Di Francesco chiede alla società di essere mandato via se questo può risolvere quel conflitto sordo con lo spogliatoio che ormai è un segreto di Pulcinella. Ma gli ottavi di Champions sono vicini: la doppia sfida col Porto è l’ultima chiamata.
Ed Lippie svela quindi l’identità delle sue fonti. Sono il medico sociale Riccardo Del Vescovo e il fisioterapista Damiano Stefanini. Indica in particolare Del Vescovo come il più convinto che la Roma debba essere “detottizzata”. Pallotta trasecola. E con lui, i suoi soci, facoltosi signori che non amano mettere i loro soldi in un circo senza domatori. Venire o meno a patti con i senatori: è l’antico dilemma del calcio, a maggior ragione a Roma dove lo spogliatoio ha un filo diretto con la curva.
Dopo il ko di Champions vengono accompagnati alla porta, insieme a Di Francesco e Monchi anche Del Vescovo e Stefanini. Nessuno fuori da Trigoria si chiede il perché, ci si accontenta della versione ufficiale, quella che li vuole responsabili dei troppi infortuni. Lo spogliatoio il perché lo conosce. E prende le difese di Stefanini, cui De Rossi è legatissimo (è una delle tre persone che il capitano citerà nella sua lettera di addio). I senatori si convincono che la pulizia abbia un mandante, Francesco Totti. E tra lui e De Rossi scende un gelo che durerà fino alla fine. Fino a quell’ultimo fotogramma di domenica 26, con Totti sotto l’ombrello, le mani in tasca e una faccia che è una maschera di amarezza per quella festa triste di cui conosce il non detto.
I modi e i tempi dell’infelice addio tra De Rossi e la Roma si comprendono ora meglio. E si comprende ora meglio anche per quale motivo ci siano versioni opposte su chi abbia mancato di rispetto a chi. De Rossi lamenta che la società non abbia nemmeno voluto discutere di un rinnovo “a gettone”; la società sostiene che sia stato Daniele ad aver cambiato idea all’ultima curva. Quel che conta, ed è più interessante, è come quell’addio turbolento diventi narrazione, senso comune, utile a chi vede in questo psicodramma l’occasione decisiva per sottrarre agli americani il giocattolo.
Nonostante tutto vi riportiamo le smentite di Pallota che ha commentato dicendo “Tutte cazzate”
- Pesciolino
- Località: Roma
E niente, aricominciamo con le pippe
- Pesciolino
- Località: Roma
E niente, aricominciamo con le pippe
- aquilarandagia
- Località: roma
la botta finale e definitiva potrebbe essere il nostro terzo scudetto(quello del 1915)
"non vi perdete solo una partita, la gioia di una vittoria, la speranza dopo una sconfitta, vi perdete l’amico che hai a fianco con cui condividi queste emozioni, su cui puoi contare nei momenti più bui" Attilio
- Kit Teller
- Località: ROMA
Lo sto aspettando come il Messia.
INSULTARE L'AVVERSARIO, INTIMIDIRE L'ARBITRO, OSANNARE I NOSTRI EROI : = SCUDETTO LAZIO
- Cri72
- Località: Manziana
Se succede pure questo, analisti e psicologi romani, diventeranno miliardari...aquilarandagia ha scritto:la botta finale e definitiva potrebbe essere il nostro terzo scudetto(quello del 1915)
In cima ar monno c'è
la Lazio mia
la Lazio mia
- Serse
- Località: Roma
Ahhhhhhh... Sarà una lunga estate! :D
Inviato dal mio ONEPLUS A5000 utilizzando Tapatalk
Inviato dal mio ONEPLUS A5000 utilizzando Tapatalk
- Blevins
- Località: Roma
mensurati non ci sta
“L’articolo si basa su documenti e testimonianze dirette. Per quanto riguarda la minaccia di querela di De Rossi aspetto serenamente la notifica della querela e vi invito tutti a quello che si preannuncia come il processo del secolo: nel senso che a quel punto avremo modo di esibire documenti che ovviamente abbiamo in tribunale e di chiamare i testimoni che non potranno mentire. Sarà molto divertente, aspetto con estrema serenità e tranquillità : temo che non arriverà sinceramente, però se dovesse accadere sarà piuttosto divertente”
il processo del secolo ahah
“L’articolo si basa su documenti e testimonianze dirette. Per quanto riguarda la minaccia di querela di De Rossi aspetto serenamente la notifica della querela e vi invito tutti a quello che si preannuncia come il processo del secolo: nel senso che a quel punto avremo modo di esibire documenti che ovviamente abbiamo in tribunale e di chiamare i testimoni che non potranno mentire. Sarà molto divertente, aspetto con estrema serenità e tranquillità : temo che non arriverà sinceramente, però se dovesse accadere sarà piuttosto divertente”
il processo del secolo ahah
Un agglomerato invidiabile
Questa è la Lazio, ed e sempre un'altra cosa.
Lo psicodramma: l'affare s'ingrossa.
--------------
da Dagospia:
L’inchiesta di “Repubblica” ruota attorno alla mail del preparatore Ed Lippie, uomo di fiducia di Pallotta a Trigoria. Una storia torbida di corvi e veleni in cui De Rossi viene descritto come un Rasputin che briga per mandare via l’allenatore Di Francesco, il ds Monchi e “il fratello” Totti insieme a tre senatori della squadra (Kolarov, Dzeko e Manolas, guarda caso tutti in uscita).
Qualcosa non torna e sorge spontanea una domanda: perché a DDR, capo dei congiurati, l’As Roma offre poi la carica di vice amministratore delegato? Nella ricostruzione si parla anche dell’allontanamento del medico sociale che – va ricordato – è stato allontanato non per un fantomatico diktat di Totti ma perché la Roma ha avuto 49 infortuni in una stagione.
E dunque chi aveva interesse a colpire Totti e De Rossi, gli ultimi due simboli del romanismo? Elementare, Watson. Anche se il soggetto in questione ad Arthur Conan Doyle preferisce Shakespeare. Tutte le strade portano a Franco Baldini e al “centro di potere londinese” del club che avrebbe messo in piedi l’operazione con l’avallo di Boston per contrastare il fatto che De Rossi è stato mandato via senza una logica.
Il “consigliori” di Pallotta è stato anche il primo a mettere i bastoni tra le ruote a Totti quando ancora giocava. Far passare i due capitani come due congiurati che si odiano tra loro appartiene al più classico “divide et impera” come le voci su Ferrero e sul generone romano che vuole comprarsi la Roma. La classica polpetta avvelenata messa in giro ad arte per spaventare tutti: vedete come finisce? Se Pallotta e gli "amerikani" mollano, torna la “Rometta” di un tempo (come se adesso fosse una grande Roma). Quindi, teneteveli stretti.
Ma c'è un’altra lettura. Chi ha fatto scoppiare la bomba aveva perfettamente coscienza degli effetti che avrebbe provocato tra i tifosi e nella società. Al punto da portare Pallotta a vendere. E siccome ormai la Roma ha perso appeal, non saranno i fondi del Qatar ma una cordata "romana" che a quel punto farà lo stadio…Ma non a Tor di Valle.
--------------
da Dagospia:
L’inchiesta di “Repubblica” ruota attorno alla mail del preparatore Ed Lippie, uomo di fiducia di Pallotta a Trigoria. Una storia torbida di corvi e veleni in cui De Rossi viene descritto come un Rasputin che briga per mandare via l’allenatore Di Francesco, il ds Monchi e “il fratello” Totti insieme a tre senatori della squadra (Kolarov, Dzeko e Manolas, guarda caso tutti in uscita).
Qualcosa non torna e sorge spontanea una domanda: perché a DDR, capo dei congiurati, l’As Roma offre poi la carica di vice amministratore delegato? Nella ricostruzione si parla anche dell’allontanamento del medico sociale che – va ricordato – è stato allontanato non per un fantomatico diktat di Totti ma perché la Roma ha avuto 49 infortuni in una stagione.
E dunque chi aveva interesse a colpire Totti e De Rossi, gli ultimi due simboli del romanismo? Elementare, Watson. Anche se il soggetto in questione ad Arthur Conan Doyle preferisce Shakespeare. Tutte le strade portano a Franco Baldini e al “centro di potere londinese” del club che avrebbe messo in piedi l’operazione con l’avallo di Boston per contrastare il fatto che De Rossi è stato mandato via senza una logica.
Il “consigliori” di Pallotta è stato anche il primo a mettere i bastoni tra le ruote a Totti quando ancora giocava. Far passare i due capitani come due congiurati che si odiano tra loro appartiene al più classico “divide et impera” come le voci su Ferrero e sul generone romano che vuole comprarsi la Roma. La classica polpetta avvelenata messa in giro ad arte per spaventare tutti: vedete come finisce? Se Pallotta e gli "amerikani" mollano, torna la “Rometta” di un tempo (come se adesso fosse una grande Roma). Quindi, teneteveli stretti.
Ma c'è un’altra lettura. Chi ha fatto scoppiare la bomba aveva perfettamente coscienza degli effetti che avrebbe provocato tra i tifosi e nella società. Al punto da portare Pallotta a vendere. E siccome ormai la Roma ha perso appeal, non saranno i fondi del Qatar ma una cordata "romana" che a quel punto farà lo stadio…Ma non a Tor di Valle.
Pare che sinisa sia uno dei papabili per la panchina, da una parte mi roderebbe il culo, dall'altra però sarebbe il colpo di grazia per ammazzarli tutti. La bomba per chiudere questo maggio meraviglioso.
Il tempo ci darà la risposta.
- Cri72
- Località: Manziana
Spero che Sinisa non vada da loro...anzi se dovesse andare via Inzaghi, vorrei venisse da noi...d'altro canto però, il fatto che un allenatore, si professionista, ma che non ha mai nascosto la sua più che simpatia per i colori dell'Aquila, vada ad allenarli, sarebbe un altro bel colpo sui reni per loro...attendiamo con ansia questa estate che si auspica meravigliosa, più di quanto prevedevamo.
In cima ar monno c'è
la Lazio mia
la Lazio mia
- Edo_88
- Località: Guidonia
Se prendono Sinisa rosico come un cane.
Se ce danno a breve sto cazzo de scudetto 1915, se li giochiamo tutti definitivamente. TUTTI
Se ce danno a breve sto cazzo de scudetto 1915, se li giochiamo tutti definitivamente. TUTTI
- Waldganger
- Località: Roma
Ormai Tushy, blacked e yespornplease l'ho accannati. Repubblica me fa schizzà a manetta, tra politica e calcio me fanno godé duro. A Carlo Verdelli je manderò un cesto de frutta pe ringrazziallo.
Son finiti i giorni lieti, degli studi e degli amori, o compagni in alto i cuori e il passato salutiam.
- Waldganger
- Località: Roma
In the meanwhile...
http://eur.romatoday.it/stadio-della-ro ... taggi.html
Certo un bello stadio vicino alla discarica de Malagrotta, sopra na montagna de merda sarebbe il top.
http://eur.romatoday.it/stadio-della-ro ... taggi.html
Certo un bello stadio vicino alla discarica de Malagrotta, sopra na montagna de merda sarebbe il top.
Son finiti i giorni lieti, degli studi e degli amori, o compagni in alto i cuori e il passato salutiam.
Le loro Famose bandiere ...........come al solito e’ roba falsa.
Ha ha ha ha ha ha ha ha ha
Ha ha ha ha ha ha ha ha ha
- aquilatriatleta
- Località: Roma
Per lo scudetto 1915 oggi commissione STORICA approvata ( da un punto di vista legale ha valore parere di vecchia commissione) ........come già detto faranno sanatoria con gli altri richiedenti io penso a luglio
E Attenzione se laziowiki comprova che Trilussa fisse socio della LAZIO ( andate a vedere e votate sul post loro aperto) ......boooooioooooooooom
- aquilatriatleta
- Località: Roma
Per lo scudetto 1915 oggi commissione STORICA approvata ( da un punto di vista legale ha valore parere di vecchia commissione) ........come già detto faranno sanatoria con gli altri richiedenti io penso a luglio
E Attenzione se laziowiki comprova che Trilussa fisse socio della LAZIO ( andate a vedere e votate sul post loro aperto) ......boooooioooooooooom
- Nicomcm
- Località: Roma
Per carità sinisa da loro mi dispiacerebbe....si.
"Chi ha le ali vola, chi non le ha striscia". Cit.
"Chi ha le ali vola, chi non le ha striscia". Cit.
I COLORI DEI NOSTRI PADRI, I COLORI DEI NOSTRI FIGLI
Inviato dal mio SM-G950F utilizzando Tapatalk
Concordia parvae res crescunt, discordia maximae dilabuntur
- ecate
- Contatta:
- Località: USA
resa dei conti in casa riomma
- blau-weiss
- Località: Polonia
Mi dispiacerebbe per Sinisa, ma spero vada da loro. Li ammazza definitivamente.
- ValerioFiori
- Località: Roma
Lunghissimo messaggio di James Pallotta, che dalla sua Boston scrive una lettera ai tifosi della Roma dopo le recenti vicende che hanno agitato, e non poco, le acque in casa giallorossa: "Sono rimasto in silenzio nelle ultime settimane, ma ci sono alcune cose che sento di dover affrontare. Che mi crediate o meno, e so che alcuni di voi sono pronti a non prendere in considerazione nulla di ciò che dirò, non penso ci sia stato nessuno, in Società, più deluso, più depresso e più arrabbiato di me per come sono andate le cose alla Roma negli ultimi diciotto mesi. Mi dispiace per gli errori che abbiamo commesso, uno di questi si è rivelato molto grave a livello sportivo. È stato probabilmente uno dei più grandi errori che abbia mai commesso nella mia intera carriera e alla fine sono io che me ne devo assumere la responsabilità. È qualcosa che stiamo risolvendo e, per alcuni aspetti, ci vorrà del tempo. Sono sicuro che molti di voi staranno pensando: “Bene, questa storia l’ho già sentita...”. Ma stiamo lavorando duramente per riorganizzare alcune aree del Club, che probabilmente avrebbero dovuto essere prese in esame prima, e per risolvere alcuni problemi, che solo di recente sono giunti alla mia attenzione. Stiamo lavorando attentamente per ingaggiare persone di talento, che ci aiuteranno a riportare la Roma dove deve stare: ovvero a giocare sui più grandi palcoscenici, a competere per i trofei e a rendere orgogliosi i nostri tifosi. A coloro che dicono “bla bla bla, abbiamo già sentito questi discorsi in precedenza”, rispondo di essere fermamente convinto che prima di questa stagione, almeno negli ultimi quattro o cinque anni, abbiamo allestito squadre molto competitive e desiderose di vincere. Ci siamo qualificati con regolarità in Champions League. Abbiamo battuto alcuni record ma non è stato sufficiente per vincere un trofeo. Questo è un mio grande rimpianto, perché alla fine il motivo per cui sono qui è vincere trofei, allestire una squadra e creare un’atmosfera che rendano ovunque orgogliosi i tifosi della Roma. L’ultima stagione secondo me è stata un completo disastro, ma allo stesso tempo mi risulta difficile accettare l’argomentazione secondo la quale non avremmo provato ad andare oltre i nostri limiti con le risorse che avevamo a disposizione. Abbiamo investito nella squadra e - indipendentemente da ciò che qualcuno può pensare - i numeri e i fatti parlano da soli. Con i miei investitori, ho versato centinaia di milioni di euro e ho già speso probabilmente quasi novanta milioni di euro in un progetto per lo stadio che avrebbe dovuto essere approvato anni fa: uno stadio che assicurerebbe benefici alla Roma, alla città e al calcio italiano. L’ho già detto un milione di volte: se vogliamo competere con i maggiori club europei, abbiamo bisogno dello stadio. Se qualcuno pensa che io sia interessato solo a fare soldi con la Roma, non potrebbe commettere errore peggiore. Non ho mai preso uno stipendio. Non ho mai tirato fuori un soldo dalla squadra. Non ricavo nulla dalle cessioni dei giocatori. Non guadagno niente dalle vendite delle maglie da gioco. Non prendo un centesimo. E se la squadra varrà molto di più in futuro, la mia vita non cambierà neanche in minima parte. Sono stato un uomo fortunato e guidato dalla provvidenza. La mia vita non cambierà accumulando più denaro. Se molti di voi non sono felici per via delle cose che sono accadute, in particolare di recente, lo comprendo. Anche io non sono felice: non sono felice a causa dei risultati sportivi e non sono felice perché non abbiamo ancora uno stadio nonostante l’impianto e le sue infrastrutture saranno finanziati con fondi privati. Per quanto riguarda l’articolo pubblicato giovedì su Repubblica, ho letto alcuni passaggi quando mi sono svegliato alle 5 di ieri mattina e li ho definiti “cazzate”. Dopo aver letto tutto il servizio, e dopo aver sostenuto una lunga e assai dettagliata conversazione con uno degli estensori del pezzo, ritengo che alcune parti siano vere e altre parti chiaramente non corrette. Mea culpa. Alcuni aspetti di questo articolo hanno messo in cattiva luce Daniele De Rossi: non è giusto, perché Daniele per diciotto anni è stato un guerriero per la Roma. Lui merita rispetto e io l’ho sempre rispettato. Potremmo aver avuto qualche divergenza di opinione su come si è chiusa la sua carriera da giocatore della Roma, ma non intendo affrontare questo aspetto pubblicamente. Questo resta tra me e Daniele. Daniele era turbato, ma le sue emozioni derivano da quanto tiene e da quanto ha sempre avuto a cuore la Roma. Gioca con il cuore e lo abbiamo visto sul campo con la Roma per diciotto anni e, a livello mondiale, con l’Italia. Esprime i suoi sentimenti nello spogliatoio e questo è quello che lo ha reso un grande Capitano. Io credo fermamente che qualunque cosa Daniele abbia fatto, sia stata sempre per il miglioramento del Club. Era turbato per il fatto che qualcuno fosse stato acquistato per giocare nella sua posizione come riferito dall’articolo? Sì, lo era, ma ciò è dipeso dal fatto che il giorno precedente gli era stato detto da Monchi che non avremmo preso nessuno che potenzialmente avrebbe giocato davanti a lui nello stesso ruolo. Pertanto gli è stata detta una bugia e il giorno seguente la sua reazione emotiva è stata quella che è stata. Il giorno dopo ancora è tornato sui suoi passi e ha detto: "Mi dispiace per il mio sfogo". Anche il passaggio secondo il quale Daniele avrebbe preso posizione perché Eusebio Di Francesco fosse esonerato, sulla base di tutte le conversazioni che ho intrattenuto con lui, è falso al 100%. Infatti a dodici partite dalla fine del campionato ho avuto una conversazione telefonica con Daniele, che mi ha personalmente chiesto di continuare con lo stesso allenatore fino al termine della stagione. Quindi, se qualcuno sta insinuando che lui chiedesse l’esonero di Di Francesco, questo non potrebbe essere più lontano dalla verità. Il mio errore è stato questo: a dicembre avrei voluto operare dei cambiamenti su tutta la linea nell’area sportiva e nella sfera della preparazione atletica ma sono stato convinto a non farlo. Avrei dovuto fare i cambiamenti quando pensavo che fosse giusto farli e quell'indecisione, forse, ci è costata un posto in Champions League. Se non è stato De Rossi, sono stati quindi Dzeko, Manolas o Kolarov a chiedere che l'allenatore venisse esonerato? No. Non ho mai sentito chiederci da questi giocatori di esonerare Di Francesco. Non sono mai venuti da me, né direttamente né indirettamente. In passato ho avuto conversazioni dirette con giocatori come Edin, che è stato molto onesto su alcune cose che stavano accadendo e che da professionista non gli piacevano. Faceva quelle valutazioni perché voleva una squadra migliore e io l'ho apprezzato. I giocatori sanno che con me trovano sempre la porta aperta. Sanno che se ci sono problemi io voglio ascoltarli e non ho mai sentito nessuno di loro dire cose cattive su Di Francesco. Penso che non ci sia dubbio sul fatto che alcune persone esternamente amino le polemiche e vogliano causare problemi a questa squadra. Vogliono che alla Roma vada tutto a puttane. Si preoccupano dei loro obiettivi personali, piuttosto che della squadra o dei veri tifosi. Ed è per questo che continuano a fornire notizie negative ai giornalisti, nel tentativo di sensazionalizzare screzi o problemi ordinari che possono accadere nella quotidianità del Club o dello spogliatoio. Sono stato coinvolto nel mondo dello sport per molto tempo e questo genere di cose accade in qualsiasi spogliatoio: negli Stati Uniti si verificano senza dubbio in ogni disciplina. Conosco innumerevoli atleti, calciatori e proprietari in tutto il mondo e so che con un gruppo di venticinque ragazzi ci saranno sempre liti, discussioni e persino degli scontri. Sono cose ordinarie nello sport, dal parco giochi alle squadre professionistiche. E sapete una cosa? Questi litigi, discussioni e attriti, nella stragrande maggioranza dei casi, accadono perché le persone hanno fame di ottenere il meglio per il proprio Club. Nel nostro caso, sembra che la gente stia cercando di mettere dirigenti e calciatori gli uni contro gli altri. Ho sempre avuto scambi costruttivi con Daniele riguardo lo spogliatoio, i giocatori, le cose da migliorare; e lo stesso vale per Francesco Totti. Dire che due ragazzi, con alle spalle una relazione speciale per venti anni, siano in guerra non ha senso. Sono stati in disaccordo? Mio Dio, spero di sì. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è essere circondati da yes man. Ieri, a proposito, sono stato testimone di quanto stia proseguendo la maturazione di Francesco come dirigente. La sua maturità, le sue intuizioni e la sua competenza, nel confronto con me e con Guido riguardo un potenziale candidato alla panchina, sono state più utili dei consigli di chiunque altro. Leggo continuamente cose negative su di me e su quello che stiamo cercando di fare a Roma e, a essere onesto, sono deluso se molti tifosi non si rendono conto di quanto io tenga, con passione e coinvolgimento emotivo, a questo Club. Come ho detto prima, penso che negli ultimi cinque anni circa, prima dell’ultima stagione, abbiamo fatto un buon lavoro, date le restrizioni e le risorse che abbiamo avuto. Non ci piace ma il Financial Fair Play è una realtà per noi e ha condizionato molte delle nostre azioni. Le persone non vogliono sentirselo dire ma, per un lungo periodo di tempo, ci sono state tante cose da sistemare. So che alcuni Club non hanno preso sul serio il Financial Fair Play come abbiamo fatto noi, ma è una loro scelta. L'ho segnalato con il Milan un paio di anni fa, quando ho notato cosa stavano facendo e non me ne facevo una ragione. La gente mi ha detto che avevo torto, ma ora sono sotto la lente di ingrandimento per quello che hanno fatto. Non sono, peraltro, l’unico club attualmente sotto inchiesta e che probabilmente sarà punito. Noi non possiamo permetterci di essere in quella posizione o di prenderci simili rischi. Volevo vendere Salah? No, è lui che ha chiesto di partire con ancora due anni di contratto, per dimostrare di potersi affermare in Premier League. Volevo liberarmi di Alisson? No, ma dovevamo fare i conti con il Financial Fair Play e anche lui voleva andare in una squadra che poteva offrirgli molto di più rispetto a quello che le nostre risorse ci avrebbero permesso. A volte vendiamo giocatori perché dobbiamo fare i conti con il Financial Fair Play, altre volte lo facciamo perché crediamo di migliorare la squadra. Forse l’effetto non si sarà percepito nell’immediato ma, pensando al futuro del gruppo, abbiamo sempre creduto che fossero tutte cessioni che in quel momento avessero senso. A volte sbagliamo? Certo, ogni club lo fa. Abbiamo sbagliato tanto la scorsa estate? Senza dubbio. Il grosso problema nell'ultimo anno non sono state le cessioni, ma gli acquisti. Non c'è dubbio sul fatto che abbiamo preso dei giocatori di altissima qualità. Il problema più grande non riguarda di certo questo o quel calciatore di per sé, ma la scelta degli uomini giusti, in grado di adattarsi al sistema di gioco più congeniale a Di Francesco. A maggio di un anno fa ho evidenziato a Monchi i problemi e le necessità della Roma. Monchi mi ha chiesto il 100% del controllo e della fiducia in quanto nostro direttore sportivo. Ripenso ogni giorno alla sessione di mercato della scorsa estate e forse non avrei dovuto lasciargli tutta questa autonomia. Semplicemente la squadra non si adattava bene al gioco di Di Francesco. Alla fine della sessione di mercato, ho osservato i nostri movimenti e mi sono reso conto che non avrebbero funzionato. Mi è dispiaciuto moltissimo per la posizione in cui Di Francesco era stato messo. Quando le cose stavano andando davvero male, lui ci ha comunicato che forse aveva perso il controllo dello spogliatoio e che, se avessimo pensato che per lui fosse ora di andare, se ne sarebbe andato senza fare resistenza. Di Francesco è sempre stata una persona di classe con me. È un gentiluomo. È stato messo in quella che penso sia una posizione difficile lo scorso anno e ha subito un danno collaterale. È qualcosa di cui siamo tutti dispiaciuti. Cosa penso quando vedo persone che protestano contro di me? Lasciatemelo dire: tutte queste batoste posso prendermele. Quando i risultati non vanno come vorremmo o quando altre squadre vincono o quando prendiamo decisioni calcistiche che alcune persone non condividono, vengo preso di mira come un pungiball quasi ogni giorno e, anche se è stancante, lo accetto. Quello che non posso accettare, però, e ritengo sia vergognoso e disgustoso, oltre che poco rappresentativo della Roma e dei nostri tifosi, sono le centinaia di persone che hanno insultato le mie sorelle definendole troie, puttane e maiali. Un altro preso di mira e costantemente attaccato è Franco Baldini: Franco è chiaramente un mio consigliere e confidente da molto tempo e non ha mai fatto nulla a scapito di questo Club. Se pensate che Franco sia coinvolto in tutte le decisioni, allora vi sbagliate di grosso. È evidente che qualcuno stia cercando di creare molti problemi a una persona che, con discrezione, mi ha sempre dato grandi consigli e ci ha aiutato con alcuni dei migliori giocatori che abbiamo nella nostra squadra e con alcune delle più vantaggiose cessioni di questi anni. Guardando le proteste, sembra che la gente sia convinta del suo coinvolgimento nella decisione sul contratto di Daniele ma non è vero. Franco non ha dato alcun input su Daniele. Questa è una discussione che non ho nemmeno affrontato con lui, perché negli ultimi due anni l’ho portata avanti, sul fronte dei rinnovi dei contratti, con il management. Tutti dobbiamo assicurarci, al di là che alla gente piaccia o no, di prendere delle decisioni volte a rinforzare la squadra. E non mi riferisco solo a chi gioca sul campo ma anche alle centinaia di dipendenti che abbiamo e agli obiettivi che cerchiamo di raggiungere insieme. Fare una grande squadra, creare una cultura e una tradizione vincente non potrà mai dipendere mai da una sola persona. Detto questo, è nostro dovere trattare gli individui con il rispetto che meritano. È andato tutto nel verso giusto rispetto alle modalità con le quali ci siamo rapportati con Daniele? No, non penso. La nostra visione era che questa probabilmente sarebbe stata la sua ultima stagione. Lasciatemi fare un esempio che dimostra quanto questa sia stata una decisione difficile. Diciamo che in squadra abbiamo Daniele e un altro centrocampista difensivo. Abbiamo ventiquattro giocatori in rosa e due centrocampisti difensivi. Cosa succede se, Dio non voglia, alla terza partita della stagione l’altro centrocampista difensivo si rompe una gamba? Che accadrebbe alla squadra? Daniele ha detto che gli sarebbe piaciuto giocare dieci o quindici partite la prossima stagione. Quindi cosa accadrebbe alla squadra senza la possibilità di acquistare un altro giocatore fino alla riapertura del mercato a gennaio? È quasi impossibile far salire in prima squadra un ragazzo di diciassette o diciotto anni in uno dei ruoli più delicati in un campionato come la Serie A. Quindi che facciamo? Se partecipi alla Champions o all’Europa League le partite a settimana sono tre. Emergerebbe un limite a livello fisico come Daniele stesso ha ammesso. Mi piacerebbe avere Daniele in squadra, ma avendo due giocatori per ruolo, se l’altro si fa male la Roma è fregata. È un ragionamento semplice. Non puoi arretrare un centrocampista con caratteristiche più offensive: quello è un ruolo troppo specifico. Non puoi farlo. Questa è la nostra logica: è solo realismo. È una decisione di calcio e per la squadra. Non è una questione legata al singolo, nonostante quanto sia grande Daniele. Un grande calciatore e una persona spettacolare. Daniele è stato molto fedele alla Roma e la Roma è stata molto fedele a Daniele. La gente non può mettere in discussione la nostra fedeltà, perché abbiamo detto: ‘Daniele, ci piacerebbe che tu facessi parte della Roma per il resto della tua vita’. Questo per me è piuttosto leale. Non abbiamo mai detto “Addio, ci si vede, buona vita”. Vogliamo che Daniele faccia parte di questo Club per sempre e speriamo che questo succeda. Non essere presente all’ultima partita di Daniele è stata una scelta incredibilmente difficile da prendere. Ma l’ho fatto perché era la sua serata e volevo che nulla distraesse da questo. Se volete contestarmi va bene ma non volevo sottrarre l’attenzione a quella che avrebbe dovuto essere la celebrazione della fantastica carriera in giallorosso di Daniele. E così è stato. Parlerò con Daniele in privato. Ci siamo scambiati dei messaggi ieri mattina e l’ho invitato a incontrarmi al termine delle sue vacanze per passare un po’ di tempo con me. Se pensate che ci sia del risentimento tra noi e che non ci parleremo vi state sbagliando. Lo stesso vale per Francesco. Ho invitato Francesco e la sua famiglia a venire da me e spero che lo faranno. So che molte persone pensano ci sia scompiglio nel Club. Ma questo è un pensiero stupido. Ora il top management è ben allineato. Forse qualcuno può essere infastidito dal fatto che noi - Guido, Mauro, io e gli altri - abbiamo preso delle decisioni forti negli ultimi sei mesi per correggere dei problemi. Sono accadute delle cose che non corrispondono al modo con il quale vorrei che questo Club fosse guidato. È inevitabile che ci saranno dei rancori. Ci saranno persone che parleranno o che diffonderanno voci come se loro fossero a conoscenza di come vanno le cose. La verità è che noi siamo tutti allineati e che abbiamo intenzione di migliorare. Come sapete, non sono venuto a Roma nell’ultimo anno. Ero così arrabbiato, già da agosto, per come le cose stavano andando che temevo che la mia presenza non sarebbe stata d’aiuto. Questo è stato un grave errore, la prossima stagione ci sarò. Avrei dovuto essere di più a Roma. A me sembra chiaro che ci siano alcune persone che sono insoddisfatte perché non potranno mai manipolarmi, minacciarmi o attaccarmi al punto da farmi vendere il Club. Conosco la storia di quasi tremila anni di Roma e so come funziona. Se qualcuno pensa di farmi scappare, questo non succederà. Vogliamo costruire qualcosa di grande qui e lo stesso desiderano tutte le persone che operano nel Club ogni giorno. Credo che la maggior parte dei tifosi voglia la medesima cosa. Abbiamo un gruppo che lavora con straordinaria dedizione e che soffre quando le cose vanno male o quando legge che tutto sarebbe in disordine. È vergognoso che ci sia gente fuori che cerca di manipolare i tifosi contro la Roma e contro di me. Sfortunatamente per loro non andrò da nessuna parte. A noi interessa solo costruire una Roma grande e vincente: niente e nessuno mi impedirà di perseguire questo obiettivo. Forza Roma Jim".
Quindi in nemmeno 24 ore siamo passati da "tutte cazzate" a "ci sono parti vere". Eccellente
Quindi in nemmeno 24 ore siamo passati da "tutte cazzate" a "ci sono parti vere". Eccellente
Il prossimo che dice una parola su Muriqi lo faccio volare. Il giocatore va incoraggiato
- Cri72
- Località: Manziana
Dai non puoi essere vera su...Massy73 ha scritto:
Inviato dal mio SM-G950F utilizzando Tapatalk
In cima ar monno c'è
la Lazio mia
la Lazio mia
- Blevins
- Località: Roma
una tifoseria serena
ma na cucchiaiata de psicofarmaci, no?
ma na cucchiaiata de psicofarmaci, no?
- Dolso
- Località: Milano
Bel rapporto presidente/tifosi...ValerioFiori ha scritto: ↑31/05/2019, 15:21Lunghissimo messaggio di James Pallotta, che dalla sua Boston scrive una lettera ai tifosi della Roma dopo le recenti vicende che hanno agitato, e non poco, le acque in casa giallorossa: "Sono rimasto in silenzio nelle ultime settimane, ma ci sono alcune cose che sento di dover affrontare. Che mi crediate o meno, e so che alcuni di voi sono pronti a non prendere in considerazione nulla di ciò che dirò,......
- mimmo
- Località: Roma
avevo iniziato a leggerla, poi dopo 6-7 righe ho voluto vedere quanto fosse lunga prima di continuare.
ovviamente non la leggerò mai tutta :D
cmq a chi si riferisce James quando parla del "più grande errore" della sua vita imprenditoriale?
ovviamente non la leggerò mai tutta :D
cmq a chi si riferisce James quando parla del "più grande errore" della sua vita imprenditoriale?
- panacea76
- Località: Roma
Ad aver lasciato piena libertà a monchi sul mercato in entrata...
- Stefano
- Località: Milano
Ma veramente Pallotta ha scritto tutta quella pappardella di roba.....ma chi la legge?
- JANVS IX-I-MCM
- Località: Roma
Gira un video su Facebook in cui va avanti tipo mezzo minuto a ravanare. Romanista rifiuto umano.
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
- Il Sigaro
- Località: Roma
Ma che schifo
Tudor dalla Croazia incrocia le dita per la fumata bianca (cit.)
Siete diventati stupidi appresso a Lotito (cit.)
"Un motivo ci sarà"
Siete diventati stupidi appresso a Lotito (cit.)
"Un motivo ci sarà"
Un bel problema...
Inviato dal mio SM-G965F utilizzando Tapatalk
Inviato dal mio SM-G965F utilizzando Tapatalk
- Alfa83
- Località: Guidonia
E pure stasera se la sono presa nel deretans come gli capita spesso,specie ultimamente.
Gasperini pedalino disparo
- Dolso
- Località: Milano
Pare che anche Sinisa gli ha dato buca.
- Cri72
- Località: Manziana
- ValerioFiori
- Località: Roma
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Il prossimo che dice una parola su Muriqi lo faccio volare. Il giocatore va incoraggiato
- Nicomcm
- Località: Roma
I COLORI DEI NOSTRI PADRI, I COLORI DEI NOSTRI FIGLI
- Waldganger
- Località: Roma
A-A-Abbronzatissimi!ValerioFiori ha scritto:
Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk
Son finiti i giorni lieti, degli studi e degli amori, o compagni in alto i cuori e il passato salutiam.
E quest’anno non cambiare stessa spiaggia.. stesso mare ...
ROMANISTA BAGNINO
ROMANISTA BAGNINO