you'llneverwalkalone ha scritto: ↑26/05/2020, 20:16
Il Sigaro ha scritto: ↑26/05/2020, 10:32
you'llneverwalkalone ha scritto: ↑26/05/2020, 9:27
lukasan ha scritto: ↑25/05/2020, 18:49
Ne riparleremo quando inizieranno a tagliare gli stipendi dei dipendenti pubblici (spero molto presto).....
Fine dello sfogo
Roma Merda (ce sta sempre bene)!!
Ma secondo te quando prende un dipendente pubblico medio? Che poi dipendente pubblico significa tutto e niente... Ti invito a leggere i ccnl del pubblico impiego, a meno che non intendi dirigenti, che sono una piccolissima parte
Il fatto, non per rinfocolare una polemica tra poveri, è che il dipendente pubblico ha il culo parato.
Innanzitutto, non puoi paragonare lo stipendio del dipendente pubblico alle entrate del privato. Un dipendente pubblico a 2K al mese campa bene, un privato a 2K al mese non riesce neppure ad aprire l'attività.
Non parliamo dell'impegno richiesto. Ovvio che nel settore pubblico c'è gente in gamba e che lavora con dedizione, lo so bene perché c'ho a che fare da una vita, ma insomma le tutele sono ben diverse da quelle di un dipendente privato e l'impegno non è neppure lontanamente paragonabile a quello di un imprenditore/professionista.
Comunque la questione non è tanto il taglio lineare degli stipendi pubblici, quanto il costo complessivo per lo Stato, e quindi la diminuzione dei posti. Alla quale prima o poi andremo incontro, se chi produce ricchezza viene bastonato in questo modo.
Completamente d'accordo con te con il discorso delle tutele neanche lontanamente paragonabili. Anche se pure questo con le dovute eccezioni, ti faccio un esempio sai che il dipendente pubblico al contrario del privato non ha diritto neanche ad un giorno di paternità? Poi hai fatto una cifra, 2k, che in pochi raggiungono nel pubblico, ti invito ancora a leggere i contratti collettivi. Riguardo al numero dei dipendenti pubblici, e se ti dicessi che siamo il paese col rapporto più basso di forza lavoro pubblica / privata? Contrariamente al pensiero comune che viene da concezioni vecchie di decenni. Concorsi nei ministeri e nei comuni e nelle regioni stanno riprendendo ora dopo anni ed anni di blocco. Se potessimo spendere quanto altri paesi europei nelle assunzioni pubbliche, avremmo tassi di disoccupazione non troppo distanti dalla media UE. Forse il problema delle tante inefficienze del pubblico, che poi hanno impatto anche sulla gestione della pandemia per tornare in Topic, è proprio questa: forza lavoro vecchia, ad organico ridotto, con pochi strumenti e con una formazione rimasta indietro decenni rispetto al privato
Lungi da me voler rinfocolare una polemica annosa, quella tra pubblico e privato. Però, attenzione, alcuni dati vanno letti dalla prospettiva giusta. Premesso che l'esempio dei 2K al mese serviva solo per evidenziare come i soldi non abbiano lo stesso valore per tutti, dovremmo poi entrare nel dettaglio per chiarire certi meccanismi che non sono affatto semplici.
Ad esempio, se si parla di privato un conto è la situazione dei dipendenti delle grandi imprese, che spesso per ovvie ragioni hanno benefit e tutele superiori, un conto quella dei dipendenti delle piccole e micro imprese. Entrambi, tuttavia, sono esposti al rischio di perdere il lavoro in misura enormemente superiore a quella di un dipendente pubblico. Questa circostanza, di per sé, ha un grande valore economico al di là dell'importo dello stipendio. Quando lavoravo, anni fa, per un ente pubblico, se portavo la busta paga in banca per un prestito o un finanziamento, o chiedevo di acquistare la macchina a rate, ecc., la prima cosa che mi chiedevano era se lavoravo per privati o per lo Stato. Se poi parliamo di un libero professionista o di un imprenditore, non c'è neppure la possibilità di fare un paragone.
Quanto al numero dei dipendenti pubblici, un parallelo con altri Stati a mio avviso ha poco senso. Dipende molto da come la macchina amministrativa pubblica è organizzata, da quali funzioni sono svolte dallo Stato e quali no. Peraltro di contratti anche nel pubblico ce ne sono molti: alcuni enti adottano ccnl privatistici e sono al di fuori della contrattazione ARAN, per cui bisognerebbe capire come li consideriamo. Certo è che risolvere il problema della disoccupazione in Italia mediante assunzioni nel pubblico sarebbe follia assoluta. Primo, perché non ci sono i soldi per farlo a meno di aumentare ulteriormente le tasse sul sistema produttivo che ne è già soffocato; secondo, perché in un quadro di malfunzionamento, mancanza di professionalità e sovrapposizione di competenze, si otterrebbe un ulteriore effetto caos.
Sta di fatto che l'esperienza quotidiana di chi si raffronta con la p.a. è quasi sempre pessima. Le riforme del pubblico impiego, ultima quella sciagurata di Renzi, hanno introdotto un criterio di irresponsabilità diffuso, per motivi di becera convenienza politica (vedi la dirigenza pubblica messa letteralmente nelle mani del politico) o per inseguire l'assurda utopia secondo la quale l'efficienza nella p.a. si raggiunge applicando schemi privatistici.
La formazione è un altro dei temi cari ai sindacati che viene utilizzato per giustificare l'inefficienza e per sponsorizzare vacanze premio dei dipendenti mascherate da corsi di aggiornamento presso istituti farlocchi. La vera formazione che serve in una struttura pubblica è quella che deriva dallo studio (mentre ora si mette chiunque a fare qualsiasi cosa: vogliamo parlare dei poliziotti con attestato di corsi bimestrali promossi al livello degli ingegneri al Ministero della Giustizia? di addetti alle vendite in società pubbliche con la terza media messi a dirigere l'ufficio personale di un altro ministero? di dirigenti senza laurea assunti un po' ovunque?) e dall'esperienza di anni. Prima di essere, da professionista, un buon avvocato, commercialista, ingegnere, geometra, devi avere almeno ven'anni di lavoro duro alle spalle, non vedo perché nel pubblico debba essere diverso.
La realtà è che si sbaglia spesso prospettiva. Dire che i dipendenti pubblici sono scarsi e fancazzisti è sbagliato concettualmente, anche perché di bravi ce ne sono eccome. Il fatto è che in Italia il sistema consente, pressoché in tutti i settori del pubblico impiego, la sopravvivenza e spesso la prosperità di soggetti che non fanno un cazzo, non sanno fare un cazzo e magari sono pure disonesti. Con la conseguenza che coloro che non hanno risorse etiche e professionali eccelse, si adeguano alla svelta se non altro per non passare per fessi.
Oggi come oggi, per come la vedo io, una riforma complessiva (direi anche una controriforma, tornerei agli anni '80) del pubblico impiego è urgente come quella del fisco e poco meno di quella della giustizia.