Takkar ha scritto: ↑03/08/2019, 15:22
E grazie al cazzo! Se andavi contro te venivano a prende a casa è chiaro che il consenso era quasi totale!
S’era capito dove volevate andare a parare...
La marcia su Roma fu molto democratica in effetti
Porco zio che me tocca legge
E io ero sicuro che andavi a parare all'equaazione che essere contrari al pensiero liberale=essere fascisti.
Del resto questo è il modo con cui si giustifica tutto. Il problema è che da almeno 30 anni a questa parte tutto è relativo, conta solo l'individuo e che la globalizzazione è inevitabile. E i diritti diventano, appunto, legati al soddisfarre qualsiasi desiderio. Il 'politicamente corretto' è semplicemente il mezzo che è stato usato per controllare il 'discorso' e imporre questa logica. E per essere contrari a questa visione non bisogna essere per forza fascisti o di destra.
Metto questo post che ho trovato ieri su Facebook.
"La ragione per cui gli intellettuali liberisti e i media, su ordine delle multinazionali, non vogliono che si parli di nazionalità o etnicità, è che il cardine del neocapitalismo, ma anche il suo obiettivo, è l’individualismo. Se a Francoforte un eritreo getta un bambino sotto un treno o a Roma un americano accoltella un poliziotto, la correttezza politica impone di cercare le cause dei loro gesti nelle loro turbe psichiche o vicende private; come da decenni si fa negli Stati Uniti per spiegare come mai uno improvvisamente scenda per strada e ammazzi una ventina di passanti o vada in una scuola a massacrare bambini. È il dogma grazie a cui prospera il neocapitalismo: le colpe e i meriti sono sempre e solo personali, mai collettivi, e chi ha successo era un vincente, chi fallisce o si spezza era indegno, inadeguato. Neanche un’ombra di sospetto che i vincoli e ideali sociali, dalla solidarietà famigliare al campanilismo, dal patriottismo all’identità culturale, dalle regole morali al senso di appartenenza a un luogo preciso e a una specifica comunità, con i loro complessi apparati comportamentali, si siano sviluppati attraverso i millenni non per via di un bisogno ossessivo e un po’ sadico di astratta pianificazione, bensì per assorbire, per quanto possibile, le tensioni e le anomalie, inevitabilmente presenti in natura. Nessun sospetto che, a distruggere la famiglia, la comunità, lo Stato, le abitudini, le norme, si distrugga la civiltà; o forse non gliene importa nulla della civiltà, solo del profitto. Del resto quelli che vogliono imporre il meticciato, ossia l’eliminazione delle differenze (per esempio Scalfari, su La Repubblica il 9 luglio 2017 e sull'Espresso il 6 agosto), sono gli stessi che vogliono imporre l’intelligenza artificiale (in entrambi i casi con la scusa che siano dei destini manifesti), pur ammettendo candidamente che chi non saprà adattarsi sarà spazzato via.
È il genocidio delle culture e delle istituzioni sociali, iniziato negli anni sessanta e prontamente denunciato da Pasolini, e ora finalmente in via di attuazione a livello planetario, con la complicità di chi (lavoratori, piccoli imprenditori, classe media) si è venduto ai propri carnefici accettando il mito della mobilità e del consumismo e rinunciando a tradizioni secolari, a diritti faticosamente conquistati e alla propria dignità in cambio di qualche gadget di plastica reso indispensabile dalla pubblicità. Come nel caso delle monocolture agricole, il multiculturalismo globale è un esperimento rischiosissimo e basato sulla presunzione di essere capaci di controllare sistemi estremamente complessi e in continua evoluzione, oltre che di poter rottamare in una generazione forme di aggregazione e di separazione praticate da tutte le generazioni precedenti. Quos vult Iupiter perdere, dementat prius."
Ah, questo non è un fascista del nuovo millennio o un complottista ma un professore di Harvard.